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Mercoledì 03 Aprile 2024
Spalla “congelata”, come si cura? Dal cortisone agli antinfiammatori: la prima opzione è farmacologica
Terapia e cura Bene lo stretching, ma nelle fasi più avanzate serve un percorso fisioterapico. In una piccola percentuale di casi si ricorre a un intervento chirurgico in anestesia locoregionale
Una volta posta la diagnosi di spalla congelata, in base all’evoluzione dell’infiammazione e della riduzione della mobilità, sono disponibili diverse strategie terapeutiche. Solo in una piccola percentuale di casi è necessario il ricorso alla chirurgia artroscopica.
«L’obiettivo della terapia farmacologica – precisa l’ortopedico Luca Andrini – è quello di interrompere il processo infiammatorio in corso nell’articolazione, spesso viene utilizzato il cortisone, per bocca o con un’infiltrazione locale. Nei casi in cui non si possa assumere cortisone o quando l’infiammazione è nelle fasi iniziali, vengono prescritti dei farmaci antinfiammatori non steroidei, i cosiddetti Fans».
È importante associare alla terapia farmacologica degli esercizi di stretching da eseguire anche in autonomia a casa o al lavoro, ma nelle fasi più avanzate, oltre a delle infiltrazioni di cortisone, è necessario un percorso di riabilitazione con un fisioterapista per il recupero della mobilità. «La capsulite adesiva, infatti, ha un decorso tipico caratterizzato da una prima fase infiammatoria acuta dove il dolore è molto forte – sottolinea il medico - poi progressivamente l’infiammazione e il dolore si riducono ma rimane il blocco articolare e la capsula rimane rigida. Se dopo il trattamento farmacologico e mesi di riabilitazione la situazione non migliora, allora viene proposto l’intervento chirurgico ma si tratta di una piccola percentuale di casi».
Si tratta di un intervento, eseguito in anestesia locoregionale e che, attraverso piccoli accessi cutanei, consente ad una telecamera di visualizzare l’interno dell’articolazione e rimuovere le aderenze che si sono formate. Generalmente la degenza per il paziente è di una notte e, già dal giorno successivo alla dimissione, viene preso in carico da un fisioterapista per iniziare il prima possibile la riabilitazione e ripristinare la mobilità che si era ridotta a causa della patologia infiammatoria.
Dallo specialista anche il messaggio di non dimenticarsi mai di prendersi cura delle proprie spalle per prevenire l’insorgenza di eventuali patologie. «Postura e stretching sono senza dubbio due elementi fondamentali quando si parla di prevenzione di problematiche della spalla – conferma Andrini – oggi la maggior parte delle persone è costretta molte ore seduta a una scrivania davanti a un pc, magari utilizzando sempre il mouse con lo stesso braccio. La postura non è quasi mai ottimale in queste situazioni, quindi, è importante eseguire dei semplici esercizi più volte durante la giornata per interrompere queste posizioni errate e dannose per le articolazioni».
Un consiglio, in particolare per la popolazione femminile, è quello di non eccedere con il peso delle borse che vengono utilizzate tutti i giorni. Per una ottimale distribuzione dei carichi sulle due spalle sarebbe meglio utilizzare uno zaino.
E se il movimento e l’esercizio fisico sono una buona abitudine da seguire in termini di benessere generale, è comunque importante prestare attenzione a come vengono svolti gli esercizi e a non eccedere con i pesi per aumentare la massa muscolare delle braccia. «È corretto lavorare anche sulle braccia ai fini di una ricomposizione corporea – conclude Andrini – ma si deve prestare attenzione a non aumentare i muscoli in modo eccessivo. Un esempio è una eccessiva tonificazione muscolare del deltoide, se non controbilanciata dai muscoli rotatori, porterà con il tempo a far emergere problemi alla spalla».
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