Stanchi, tristi e irritabili: maledetta primavera

L’esperta Con l’arrivo della nuova stagione non è rara la manifestazione di alcuni sintomi legati all’aumento di cortisolo. La psicologa Giulia Gialdi: «È l’ormone dello stress: ci fornisce più energia ma ci rende anche più vulnerabili»

Irritabilità, stanchezza, difficoltà a dormire, ma anche eccessiva sonnolenza. Sono alcuni dei sintomi che possono manifestarsi al cambio di stagione e in particolare in primavera. Nulla di cui preoccuparsi, quando la situazione rientra nel giro di alcune settimane, ma si tratta comunque di fattori che possono inevitabilmente andare a interferire sulla concentrazione e sulla voglia di fare in generale.

Va anche detto che, a causa dei cambiamenti climatici, e quindi con repentini cambi di temperatura, questa situazione si può verificare anche al di fuori dei tradizionali passaggi di stagione. Ma il “mal di primavera” resta comunque una condizione che può interessare adulti e bambini.

«Si tratta di situazioni che possono succedere un po’ a tutti – conferma Giulia Gialdi, psicologa e dottoressa di ricerca della facoltà di Psicologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele – con cambiamenti umorali più o meno intensi. È giusto precisare che nella letteratura scientifica non sono definite delle vere relazioni tra i cambiamenti climatici e il nostro umore, ma ci sono comunque delle sensibilità personali che possono andare a influire soprattutto a livello ormonale».

Melatonina e serotonina

La primavera, infatti, porta con sé giornate più lunghe caratterizzate da una maggiore presenza di luce. Questo porta a una maggiore produzione di alcuni ormoni e tra questi il cortisolo, chiamato anche ormone dello stress. In questo periodo dell’anno, inoltre, il nostro corpo modifica la produzione anche di melatonina e di serotonina, che possono anche loro andare a influire sullo stato psicologico di una persona.

«Come detto – prosegue la psicologa – durante la primavera aumentano le ore di luce e questo porta a una maggiore produzione di cortisolo, questo perché proprio per il fatto che le giornate si allungano il nostro corpo ha maggiore necessità di energia. Quindi il cortisolo, l’ormone dello stress, va a soddisfare questo fabbisogno, ma nello stesso tempo va ad aumentare anche irritabilità e difficoltà di concentrazione».

Non è raro, inoltre, che siano le persone che già hanno problemi di ansia e di depressione ad essere maggiormente toccate da queste situazioni, ma anche in questo caso, come evidenzia la psicologa, la letteratura scientifica non certifica una certa correlazione tra cambi di stagione e stati depressivi.

«Il senso di tristezza o di insoddisfazione tipico del periodo – prosegue Gialdi – è legato anche al fatto che molte persone, mentre all’esterno ci sono delle belle giornate, sono costrette a lavorare in luoghi chiusi, di frequente illuminati da luce artificiale. L’ambiente esterno e luminoso, insomma, invoglia a stare all’aperto, ma l’impossibilità di farlo porta a un peggioramento dell’umore». Questo influisce anche sulla concentrazione con una maggiore affaticamento mentale.

«Il cambio di stagione – dice ancora la psicologa – soprattutto la primavera, è un momento di bilanci. I ragazzi si avvicinano alla fine della scuola e per alcuni è tempo di esami o di recuperare, per gli adulti è il momento che precede l’estate e quindi la conclusione di alcuni progetti che portano a fare il punto e per questo nascono situazioni di stress». Rendersi conto, ad esempio, che gli obiettivi prefissati non sono stati raggiunti o che si è ancora molto lontani dal realizzarli, può provocare stanchezza mentale, così come insoddisfazione, senso di fallimento o tristezza.

Il “mal di primavera” spesso porta con sé anche cambiamenti del ciclo sonno-veglia. Non è raro che si faccia fatica ad addormentarsi, che ci si svegli presto al mattino o per contro che si abbia voglia di dormire anche durante il giorno (ipersonnia). «Anche in questo caso – precisa Gialdi – la luce è un fattore in quanto già alle 6/6.30 le nostre case vengono illuminate e questo va ancora una volta a influire biologicamente. Le giornate più lunghe, infatti, comportano una minore produzione di melatonina e questo ancora una volta può comportare una maggiore irritabilità così come una difficoltà di concentrazione».

Più tempo all’aria aperta

Fortunatamente questi sintomi tendono a scomparire con il passare delle settimane. Esistono però delle situazioni in cui la sintomatologia può essere il segnale di qualcosa di più serio. Quando allora è il caso di chiedere aiuto? «Ci si può preoccupare – dice la psicologa - nel momento in cui tutti questi sintomi vanno a interferire in modo importante con la quotidianità, quando le conseguenze toccano il lavoro, la vita privata e la socialità. Allora in quel caso è importante rivolgersi al proprio medico o a uno psicologo per una valutazione e per iniziare, nel caso fosse necessario, un percorso terapeutico».

In termini generali è possibile migliorare i sintomi da “mal di primavera” seguendo alcuni consigli. Tra questi c’è sicuramente quello di trascorrere del tempo all’aria aperta, ovviamente compatibilmente con le allergie tipiche del periodo. Questo perché la luce naturale fornisce stimoli positivi al nostro corpo. Quando si è al lavoro è consigliabile, laddove possibile, utilizzare la luce naturale piuttosto che quella artificiale.

I sintomi nei bambini

«Anche le tecniche di rilassamento, di meditazione e respirazione – prosegue Gialdi – possono aiutarci, soprattutto per quanto riguarda la concentrazione e il raggiungimento degli obiettivi. L’attività fisica, svolta preferibilmente al mattino, consente di produrre endorfine e quindi energia utile a produrre uno stato di benessere generale che ci consente di affrontare meglio la giornata. Lo sport dopo il lavoro può essere, invece, un’occasione per scaricare stress e tensioni accumulate».

Per contrastare stress, ansia e senso di fallimento legati, come detto, ai bilanci che si fanno con l’arrivo della primavera, è possibile adottare delle strategie. «Cercare di scomporre gli obbiettivi – aggiunge – in parti più piccole, quindi in obiettivi più facilmente realizzabili, ci consente di vedere le cose in scala e cioè dal più semplice al più complesso, e ci permette di avere più fiducia».

I sintomi tipici del cambio di stagione possono interessare anche i più piccoli. «Nei bambini quello che emerge di più – conferma la psicologa – sono solitamente irritabilità e stanchezza. E’ possibile spiegare loro che queste situazioni capitano e che riguardano anche mamme e papà». Anche per i bambini passare del tempo all’aria aperta e svolgere attività fisica può essere utile per scaricare queste tensioni, così come è fondamentale anche un’adeguata alimentazione. «Per quanto riguarda il sonno – conclude Gialdi – anche se cambiano le ore di luce, è comunque importante non cambiare le abitudini del bambino che va, ad esempio, mandato a dormire sempre alla stessa ora».

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