Tecnologia, la migliore alleata per bambini e ragazzi malati di diabete di tipo 1

Associazione giovani diabetici Adesione alle terapie e controllo dei parametri durante la crescita scongiurano il rischio di conseguenze da adulti. «Passi avanti sia dal punto di vista del controllo glicemico e metabolico sia dal punto di vista terapeutico»

Oggi la tecnologia è un valido alleato per il trattamento e il monitoraggio del diabete di tipo 1 nei bambini e nei ragazzi. Fondamentale, infatti, l’adesione alle terapie e il controllo dell’andamento dei parametri durante la crescita, per evitare conseguenze a lungo termine.

In occasione della Giornata Mondiale del Diabete, l’Associazione Giovani Diabetici di Como organizza nella sala polifunzionale del Comune di San Fermo della Battaglia un convegno sui temi di maggior interesse riguardo il diabete di tipo 1. L’incontro, che si terrà sabato 12 novembre dalle 14.30 alle 18.30, è aperto a tutti e con ingresso libero (prenotazione posto sul sito web www.agdcomo.it).

Gli esperti forniranno una panoramica sulle più recenti ricerche, con interventi che analizzeranno le varie problematiche che si possono presentare nel corso degli anni (retinopatia, igiene del cavo orale, piede diabetico) e approfondendo anche i benefici dell’attività sportiva e gli aspetti psicologici della malattia.

Uno stick o un test per la glicemia

«Il diabete di tipo 1 si manifesta prevalentemente nel periodo dell’infanzia e dell’adolescenza – spiega Maria Zampolli, dirigente medico dell’unità operativa complessa di Pediatra dell’Ospedale Sant’Anna –. Si tratta di una malattia autoimmune in quanto dovuta al fatto che, in un determinato momento, il sistema immunitario inizia a produrre degli anticorpi che vanno ad attaccare le cellule Beta del pancreas, che sono deputate alla produzione di insulina». Si tratta di un processo lungo, come sottolinea la specialista, e che può iniziare anche diversi anni prima del manifestarsi dei sintomi, con il pancreas che riesce comunque a compensare questa situazione e a produrre un’adeguata quantità di insulina fino a che rimane almeno un 20% di cellule beta funzionanti. «Quando però l’insulina diventa insufficiente – precisa il medico – inizia a verificarsi un incremento della glicemia e a questo punto i sintomi di diabete di tipo 1 iniziano a manifestarsi abbastanza rapidamente. Il bambino inizia così a urinare più spesso e di conseguenza a bere di più. Di frequente, inoltre, si verifica un dimagrimento anche se il bambino o il ragazzo mangiano di più».

Di fatto, il glucosio, introdotto con l’alimentazione, non viene utilizzato e viene eliminato dal corpo attraverso le urine e questo comporta anche una maggiore stanchezza e mancanza di forza, in quanto anche i muscoli non riescono ad utilizzare gli zuccheri necessari come fonte energetica.

I sintomi raramente vengono sottovalutati dai genitori, ma resta comunque importante che famiglie e pediatri di famiglia non sottovalutino i primi campanelli di allarme. «Il pediatra di famiglia al primo sospetto – dice ancora la specialista – può, attraverso uno stick per le urine o un test per la glicemia, verificare immediatamente i parametri. In caso di sospetto il bambino o il ragazzo va comunque inviato in pronto soccorso per evitare che si verifichi uno scompenso e il precipitare della situazione».

Per quanto riguarda l’età di insorgenza negli anni qualcosa è cambiato. Se in passato la diagnosi di diabete di tipo 1 era più frequente tra i 10 e 15 anni, negli ultimi anni sono aumentati i casi nei bambini tra 1 e 4 anni. «Il perché di questo abbassamento al momento non è noto – precisa –, durante la pandemia da Covid, inoltre, sono aumentati i casi. Anche su questo non abbiamo ancora risposte certe, ma sono in corso ricerche internazionali per capire il legame tra Covid e diabete di tipo 1».

Per il diabete tipo 1 la terapia è l’insulina, ma negli ultimi anni, grazie alla tecnologia, sia la modalità di somministrazione della stessa che la qualità di vita dei pazienti è decisamente migliorata. «La tecnologia ci aiuta – conferma Zampolli – sia dal punto di vista del controllo glicemico e metabolico, che di terapia. Sappiamo che l’insulina può essere somministrata solo per via iniettiva e oggi fortunatamente possiamo contare su penne con aghi sottili e indolori, ma soprattutto sui microinfusori. Si tratta di strumenti che consentono alla famiglia o al paziente stesso di gestire la patologia in modo più semplice e preciso, inoltre esistono sistemi avanzati, cosiddetti integrati, in cui il microinfusore comunica con un sensore che monitorizza la glicemia».

L’utilizzo del microinfusore

Il microinfusore o pompa di insulina, infatti, è un dispositivo che consente l’infusione continua, 24 ore su 24, di insulina nel tessuto sottocutaneo. Il sensore collegato consente così, ad esempio, di sospendere la somministrazione se la glicemia si abbassa o di correggere la terapia se questa si alza. Questa possibilità di controllo infonde una maggiore tranquillità nel giovane paziente e nella sua famiglia, scongiurando o comunque riducendo le temute ipoglicemie, soprattutto quelle notturne.

La compliance dei pazienti pediatrici dipende dall’età. «I bambini più piccoli sono dipendenti dal genitore – spiega il medico – e l’utilizzo del microinfusore e del sensore sono tollerati in maniera ottimale. Dai 7- 8 anni i ragazzini possono iniziare ad autogestirsi, sempre con la supervisione dei genitori, e quindi sono in grado di fare l’insulina con la penna o di gestire il microinfusore che, essendo uno strumento elettronico simile a uno smartphone, viene utilizzato da loro con grande facilità. Per quanto riguarda gli adolescenti, invece, ci sono ragazzi bravi e motivati e altri che purtroppo hanno un rifiuto e uno scarso controllo della terapia».

L’adolescenza è di per sé una fase delicata della vita e può diventarlo ancor di più in presenza di una diagnosi di diabete di tipo 1 e per questo richiedere il consulto di uno psicologo. Va detto che al momento della diagnosi, qualsiasi sia l’età del giovane paziente, questa figura viene sempre coinvolta, in quanto è un supporto importante anche per i genitori, soprattutto dei bambini più piccoli, che devono confrontarsi con i timori della malattia e la consapevolezza di una terapia a vita per i propri figli.

Un monitoraggio attento dell’adesione alla terapia e ai controlli dei pazienti in età pediatrica consente, inoltre, di scongiurare il rischio di complicanze in età adulta. Tra queste ci sono la retinopatia, la nefropatia, i problemi del cavo orale, il piede diabetico. «Oggi sappiamo che se manteniamo un buon controllo nei bambini – conferma Zampolli – si possono ottenere risultati importanti a lungo termine. Ci sono diversi studi che dimostrano come le complicanze negli ultimi anni siano nettamente calate, questo anche grazie alla tecnologia che ci aiuta, come detto, nella somministrazione, ma anche nel monitoraggio». I pazienti pediatrici vengono sottoposti a controlli annuali per riconoscere precocemente l’insorgenza di altre malattie autoimmuni, come celiachia o tiroidite, in quanto è noto che chi ha patologie di questo tipo ha un maggiore rischio. L’approccio al paziente è così multidisciplinare. Viene anche monitorata la funzione renale per il riconoscimento precoce di problematiche, l’assetto lipidico, la pressione arteriosa. Vengono programmate poi visite oculistiche e controlli del cavo orale, ma ai giovani pazienti viene anche spiegata l’importanza della prevenzione del piede diabetico.

L’importanza del movimento

«L’attività sportiva – dice ancora la specialista – è parte integrante della terapia. I bambini e i ragazzi devono fare sport, senza eccessi, perché questo consente anche una migliore sensibilità all’insulina e quindi un miglior controllo metabolico». Anche l’alimentazione gioca un ruolo importante, ma che non significa particolari divieti rispetto ai propri coetanei. «Un’alimentazione sana e salutare oggi dovrebbe essere la norma per tutti – dice Zampolli – un giovane diabetico deve avere comunque un apporto di carboidrati del 55%, l’importante è che si prediligano carboidrati complessi agli zuccheri semplici che sono responsabili dei picchi glicemici». Genitori e ragazzi vengono anche istruiti dalle dietiste al calcolo dei carboidrati che consente di gestire al meglio il dosaggio dell’insulina. Che si tratti di giovani pazienti con diabete di tipo 1 o di ragazzi e bambini in generale, resta fondamentale contrastare il sovrappeso e la sedentarietà. «Nei pazienti con diabete di tipo 1 – conclude il medico – l’eccesso di peso rende più resistenti all’insulina e spesso è necessario aumentare le dosi delle terapie, mentre nella popolazione generale porta a un rischio maggiore di insorgenza di diabete di tipo 2, che a differenza del passato oggi iniziamo a diagnosticare già negli adolescenti».

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