CRV - Convegno al Ferro Fini per ricordare Vito Orcalli, primo presidente del Consiglio Veneto

“Vito Orcalli, l’uomo, il politico, la DC e la nascita della Regione”, a 50 anni dalla sua scomparsa. Convegno a palazzo Ferro Fini per ricordare il primo presidente del Consiglio Veneto

(Arv) Venezia 18 ott. 2024 -     Il presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, ha aperto oggi nell’Aula consiliare di palazzo Ferro Fini il momento di confronto e ricordo di Vito Orcalli, primo presidente dell’Assemblea legislativa veneta, “capace, nella sua veste di segretario della Dc regionale, che all'epoca aveva un rilevante consenso, di guidare e di essere l’anima di quel processo di trasformazione che portò il Veneto, da regione molto povera e caratterizzata da una società rurale, a regione industriale e ricca. Un uomo al centro del potere reale, espresso in modo pragmatico dai Dorotei, autori di grandi riforme e che si impegnarono per la nascita delle regioni, dando attuazione ai dettami dell’articolo 5 della Costituzione ‘La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento’”.  Ciambetti ha messo in relazione il ruolo decisivo ricoperto da Orcalli nell’approvazione dello Statuto del 1971 con la “lungimiranza di una classe dirigente che sapeva guardare avanti e investire in giovani formati per trasformarli in dirigenti capaci”. “Vito Orcalli ha dimostrato una particolare sensibilità e attenzione verso le esigenze espresse dagli operai e per tutti quei veneti che avevano combattuto per la libertà”, ha chiosato il Presidente del Consiglio regionale. Il Segretario Generale del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Valente, ha moderato il convegno e ha sottolineato “la persona di grande levatura che fu Vito Orcalli, un uomo che purtroppo ci ha lasciato troppo presto, interrompendo la legislazione costituente che aveva tenuto a battesimo. Un uomo che in poco tempo seppe mettere in piedi la complessa macchina regionale e che con il suo alacre impegno ci ha dato in poco tempo lo Statuto del 1971”. Il Senatore Pierferdinando Casini, impossibilitato a presenziare oggi, ha lasciato un proprio contributo video, nel quale ha ricordato la figura di “Vito Orcalli come padre costituente del Consiglio regionale del Veneto, capace di impostarne la macchina organizzativa. Orcalli ha dato importanza al decentramento amministrativo intercettando la volontà autonomista espressa dai cittadini veneti. Impose un metodo di lavoro incentrato sul confronto diretto tra le diverse Forze politiche, capace di smussarne gli inevitabili contrasti. Guidò la trasformazione del Veneto da terra rurale a terra di sviluppo e di crescita, favorendo gli investimenti e facendo della Regione uno dei motori dell’economia europea. Orcalli fu uomo delle istituzioni e vide nel regionalismo un’occasione per estendere la democrazia, andando oltre la logica delle contrapposizioni”. Paolo Acanfora, docente dell’Università La Sapienza di Roma, ha ricostruito la storia della Democrazia Cristiana, l’importante ruolo ricoperto da Orcalli all’interno del partito, e le vicissitudini attraversate dal nostro Paese, legate inevitabilmente all’epopea della DC. Nel suo intervento, il professore ha messo a fuoco in particolare la visione che dagli scritti di Orcalli emerge riguardo alla figura di Alcide De Gasperi. “In modo inaspettato e originale, Vito Orcalli ha valorizzato alcuni aspetti della politica degasperiana, dalla scelta del Referendum istituzionale, affidando la decisione finale alla volontà popolare e non a quella dei partiti politici, a quella della pacificazione nazionale per ricostruire un’Italia finalmente unita, superando le profonde fratture lasciate in eredità dal Fascismo”, ha affermato Acanfora, che poi ha ripercorso gli anni Settanta, “caratterizzati dalla crisi dei partiti e delle istituzioni in generale, delle quali viene messa in dubbio la capacità di rappresentare e governare i cambiamenti in atto nella società italiana, nonché dalla questione morale e dalla crisi delle famiglie”. Paolo Acanfora ha anche analizzato il ruolo di Orcalli nel processo che portò alla nascita delle regioni, “le quali rappresentarono una risposta alla crisi dello stato centralizzato e della società italiana, regioni capaci di avviare con il governo nazionale una fattiva collaborazione, senza contrapposizioni, recependo l’esigenza di democratizzazione che veniva dal basso”. “Orcalli ha valutato l’esito del referendum sul divorzio del 1974 non tanto una sconfitta della Democrazia Cristiana, ma una base per costruire una società nuova, la cui fiducia andava riconquistata cambiando il modo di fare politica e coinvolgendo le giovani generazioni”, ha chiosato Acanfora per dimostrare la lungimiranza e il pragmatismo di Vito Orcalli.
Concetta Argiolas, direttrice dell’Archivio storico Istituto Luigi Sturzo, collegata da remoto, ha evidenziato “la ricchezza delle nostre fonti archivistiche e documentali che ben tratteggiano la personalità dei protagonisti politici che, con le loro capacità, convinzioni e debolezze, hanno saputo lasciare un segno indelebile nella storia del nostro Paese e della Democrazia Cristiana”. Alla fine degli interventi è stato dato spazio ai ricordi delle persone che hanno avuto modo di conoscere da vicino e in profondità l’uomo Vito Orcalli, di cui sono state messe in luce le elevate qualità morali. Il professor Gabriele Orcalli, in particolare, ha ricordato “la profonda fede cattolica, l’amore per la famiglia e per il Veneto” del padre Vito. Alla figura di Vito Orcalli è dedicato un libro curato dalla giornalista Margherita Carniello, che è stato distribuito ai partecipanti del convegno.

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