Ansa Press Release
Lunedì 28 Aprile 2025
"Il tesoro del villaggio", la fiaba civile che parla a tutte le generazioni
Non c’è epoca, né civiltà, che non abbia generato le sue fiabe . Come un codice genetico tramandato nei secoli, la narrazione fiabesca sopravvive perché non invecchia, muta forma, ma non sostanza. La fiaba è un patto tra generazioni , un dispositivo mitopoietico in cui l’adulto trasmette e il bambino raccoglie, ma a volte accade anche il contrario. "Il tesoro del villaggio" ( Gruppo Albatros il Filo ) di Sara Casali si inserisce consapevolmente in questa tradizione, con la tenacia delle storie che vogliono cambiare il mondo un gesto alla volta.
Qui, la fiaba è al servizio della civiltà, e lo fa con gli strumenti della semplicità, dell'empatia e dell’educazione sentimentale. È un libro che educa al bene comune senza retorica, affidandosi alla voce di una bambina e alla testardaggine delle cose giuste. In un tempo che ha smarrito il senso della collettività e ha reso la parola “tasse” spaventosa, Casali restituisce dignità e poesia al concetto di responsabilità condivisa .
Villaggio Sereno è una mappa mentale, un progetto politico in miniatura, una proposta etica in forma di racconto. In esso ogni elemento, che si tratti della piscina pubblica, l’altalena da riparare, il sindaco saggio o il “tesoro” condiviso, è il corrispettivo simbolico di un pilastro del vivere civile. Potremmo definirla una eutopia : un luogo buono che può, con volontà e impegno, essere costruito.
Sara Casali immagina un microcosmo in cui la solidarietà è una prassi quotidiana, e dove l’educazione alla cittadinanza passa attraverso l’esperienza concreta del bene comune. È un racconto che si offre alle scuole e agli spazi educativi come materiale vivo, fertile, per immaginare insieme ai bambini quale tipo di società vogliamo costruire . Come ogni fiaba che si rispetti, non si limita a descrivere il mondo, ma tenta di modificarlo. E lo fa a partire da un gesto minuscolo e di grande importanza: un’ altalena riparata per tutti.
La forza pedagogica del testo risiede anche nei suoi personaggi, pensati come specchi identitari. Giada è la voce del futuro, la coscienza civica in formazione, capace di sfidare l’indifferenza con la forza del buon senso. Il sindaco Saggio è la guida autorevole che ascolta e coordina, emblema di una leadership partecipativa e presente. E poi c’è Grugno, l’antagonista umanissimo: figura scissa tra la disillusione e la possibilità del riscatto. Il suo percorso di trasformazione è forse il più adulto, perché attraversa la paura, la sfiducia, la memoria ferita. Questi personaggi sono strumenti per riflettere, per dialogare, per chiedersi, in classe o in famiglia. da che parte vogliamo stare .
Parlare di tasse ai bambini potrebbe sembrare una mossa azzardata, eppure questo libro riesce nell’impensabile: trasformare la parola “tributo” in una storia di cura, partecipazione e giustizia. Il “Tesoro” che dà il titolo al libro è un fondo comune costruito con il contributo di tutti , in cui chi più può, più dà, destinato a sostenere la vita quotidiana del Villaggio Sereno: scuole, parchi, ospedali, solidarietà. Il testo illustra in maniera limpida il principio di progressività previsto dall’ articolo 53 della Costituzione . Attraverso la voce della maestra Loredana, i bambini imparano che i soldi pubblici non sono “di nessuno”, ma “di tutti” .
Il merito più alto del libro è forse quello di far incontrare due linguaggi apparentemente distanti: la fiaba e la Costituzione. Ma si tratta, in realtà, di un incontro naturale: entrambe sono costruzioni narrative che ordinano il mondo, che stabiliscono cosa sia giusto. Non si tratta di spiegare la Costituzione, ma di incarnarla : l’articolo 2 vive nella ciambella offerta a chi ha bisogno; il 3 si riflette nell’accessibilità dell’altalena; il 32 si fa diritto alla cura per tutti; il 53 si concretizza nel contributo equo; il 118 brilla nella partecipazione spontanea. È così che il libro diventa uno strumento didattico prezioso: non un manuale, ma un teatro civile.
E se la legge costruisce le regole della convivenza, è il sentimento a garantirne l’adesione profonda. La trasformazione di Grugno è scandita dalle emozioni, per cui è il dolore, non la ragione, a incrinare le sue certezze. La cura ricevuta lo riapre al mondo . È una catarsi civica, che legittima anche le emozioni più rimosse: risentimento, disillusione, paura dell’altro.
Attraverso "Il tesoro del villaggio", insegnanti, educatori, genitori possono trovare un canale utile per aprire dialoghi difficili, ma necessari . In linea con questa visione, le schede didattiche finali sono il proseguimento naturale della narrazione.
È quella che John Dewey chiamerebbe educazione per la democrazia: dove la teoria si incarna nel gesto, e il gesto forma la mente. In quest’ottica, il libro si rivela un alleato trasversale: utile nei progetti PON, nei percorsi di continuità didattica, nell’educazione civica vissuta non solo come materia, ma come metodo. È un laboratorio mobile, pronto a entrare in classe, in famiglia, in biblioteca, per apprendere, ma soprattutto per partecipare.
Scrivere per bambini, soprattutto quando si trattano argomenti così complessi persino per gli adulti, è un’impresa difficile: occorre togliere, senza semplificare; alleggerire, senza impoverire. Casali ci riesce. Il suo è un linguaggio che unisce chiarezza e profondità, ironia e rigore. Breve nelle frasi, ma mai banale nel pensiero, che appare musicale, rispettoso, inclusivo .
Si sente l’esperienza giuridica, ma anche quella affettiva. Il diritto parla d’amore, e l’amore si fa norma condivisa . In questa fusione di piani, emozionale, civico, formativo, sta la vera ricchezza del libro. Una ricchezza che non si consuma, ma si moltiplica a ogni lettura.
Anche le illustrazioni di Riccardo Mazzoli, con i colori morbidi e intensi di Belinda Barth, sono un linguaggio parallelo, un’estensione narrativa che accoglie, traduce, accompagna. Per chi lavora con l’infanzia, specialmente nei contesti della scuola primaria e dell’inclusione, questo aspetto è fondamentale. Le immagini diventano un ponte per chi apprende con canali alternativi, per chi ha bisogni educativi speciali, per chi fatica a trovare le parole ma ne coglie il senso. Così, la lettura si fa relazione . E quando il bello si unisce al giusto, l’educazione smette di essere un compito: diventa desiderio.
C’è un’espressione, oggi quasi dimenticata, che un tempo illuminava i trattati politici e pedagogici dell’Illuminismo: felicità pubblica . Non la somma dei piaceri individuali, ma la qualità diffusa di una vita condivisa, resa degna, giusta, abitabile da tutti. Il tesoro del villaggio sembra essere, in fondo, un piccolo trattato narrativo su questa idea, nel mostrare possibilità e suggerire azioni da portare avanti, insieme. Lo fa affidando il compito non a un eroe solitario, ma a una bambina che osserva, si interroga e agisce. Giada crede in qualcosa che molti adulti hanno dimenticato: il bene comune . E ci ricorda che costruire comunità è ancora possibile. Basta iniziare da un’altalena, da una ciambella offerta, da un gesto di fiducia.
In tempi in cui la politica ha smesso di parlare di felicità pubblica, e la scuola rischia di ridursi a performance, "Il tesoro del villaggio" di Sara Casali torna a indicarci una strada. Lo fa con la voce gentile della fiaba, ma con la forza visionaria dei grandi progetti civili. Una fiaba scritta per restare vera e per educare non solo alla convivenza, ma alla speranza .
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