Ansa Press Release
Venerdì 28 Marzo 2025
"Io ti rifiaberò", il ritorno all'incanto della fantasia contro il disincanto contemporaneo
Le fiabe hanno attraversato i secoli veicolando visioni del mondo, codici morali, archetipi e incantesimi narrativi che resistono al tempo e ai mutamenti della società. Ogni generazione vi si è specchiata, trovando in esse il racconto delle proprie paure e dei propri sogni . Ma perché le fiabe ci incantano ancora oggi? Forse perché, nella loro semplicità apparente, racchiudono una verità primordiale: la lotta tra luce e ombra, il viaggio come crescita, la metamorfosi come scoperta del sé. Sono la grammatica dell’infanzia , e al tempo stesso, un codice segreto che ci accompagna in ogni età.
Vincenzo Pavone , maestro di scuola primaria, raccoglie questa eredità e la rinnova. La sua raccolta di fiabe “Io ti rifiaberò” , pubblicata dal Gruppo Albatros il Filo , è un tentativo di restituire alla narrazione per l’infanzia la sua centralità, in un’epoca in cui l’immaginario dei più piccoli è dominato da stimoli visivi rapidi e da narrazioni ridotte a intrattenimento. Pavone, con la delicatezza di chi conosce il mondo dei bambini, costruisce un ponte tra le fiabe classiche e una sensibilità contemporanea , introducendo un tocco di ironia e avventura che rende le sue storie fresche e vivaci.
La sua missione è chiara: riportare la meraviglia nella lettura, offrire ai bambini storie che li affascinino, ma che siano anche strumenti di formazione. Il racconto fantastico torna ad essere non solo evasione, ma un rito di passaggio, un viaggio iniziatico tra principi coraggiosi, streghe astute e fate generose, in cui il bambino lettore può ritrovare, in filigrana, il proprio percorso verso la vita.
Le fiabe di questa raccolta si muovono secondo un’architettura narrativa che omaggia i grandi classici: sono storie indipendenti, ognuna con il proprio svolgimento e il proprio epilogo, ma legate da un filo invisibile che le tiene insieme. È l’ immaginario comune a unificarle, un mondo incantato in cui, dietro le avventure straordinarie dei protagonisti, si cela sempre un’implicazione morale.
Lo stile di Pavone rispetta la semplicità della fiaba, arricchendola con una vivacità musicale : il ritmo è incalzante, fatto di immagini potenti che si imprimono con immediatezza nella mente del lettre. Vi sono echi di Perrault, dei Grimm, ma anche di Collodi : la sua lingua ha una qualità plastica, quasi teatrale, che richiama la tradizione orale, come se queste storie fossero state scritte per essere raccontate ad alta voce, in un rituale di ascolto e partecipazione. Pavone gioca con le convenzioni, svela le debolezze dei suoi eroi, tratteggia antagonisti più goffi che terrificanti e crea una dimensione in cui il fantastico si mescola con il divertimento.
Le fiabe di Vincenzo Pavone hanno una funzione educativa che riflette il nostro tempo: il bene e il male non sono mai categorie granitiche, ma spazi di trasformazione. Le streghe sono cattive, sì, ma spesso la loro crudeltà nasconde il timore dell’esclusione, un desiderio frustrato, un’ambizione mal riposta. Le fate sono gentili, ma non onnipotenti, e non risolvono tutto con un semplice gesto della bacchetta magica. I principi e le principesse sono eroi ed eroine, ma non invulnerabili: sbagliano, cadono, devono imparare. Pavone restituisce a questi archetipi una profondità che li rende vivi e più vicini alla sensibilità contemporanea. Al centro delle storie c’è il valore dell’ amicizia , del coraggio e della generosità , non come qualità astratte, ma come strumenti di azione. I personaggi devono scegliere tra la paura e l’audacia, tra l’egoismo e l’altruismo, tra il desiderio di vendetta e il perdono. È qui che la fiaba assume la sua funzione pedagogica più significativa: non impone un insegnamento, ma lo rende esperienza narrativa.
Sono fiabe che ospitano emozioni complesse, come la gelosia di chi vorrebbe essere amato, la vanità che si trasforma in solitudine, l’ amore che sboccia timido, la speranza che resiste anche nei momenti più oscuri. Pavone restituisce ai bambini e ai lettori di ogni età la possibilità di riconoscersi nei personaggi, per scoprire che la magia, in fondo, è una metafora della vita stessa.
L’apparato simbolico è molto presente in queste fiabe, in cui gli archetipi classici personificano le emozioni e turbamenti. Le prove che i personaggi dovranno superare sono parte di un percorso di crescita in cui il lettore stesso, grande o piccino, è chiamato a riconoscere il valore del cambiamento.
Nel racconto "La Strega Ragno" , ad esempio, la paura e la prigionia diventano una realtà concreta, perché la protagonista è intrappolata in un labirinto di ragnatele, che la immobilizza e le impedisce di crescere. Tuttavia, come in ogni fiaba che si rispetti, la prigionia non è mai definitiva: il coraggio e l’astuzia diventano gli strumenti per liberarsi e trasformare la paura in un’opportunità di riscatto. "La Fata Inverno" , invece, personifica il ciclo delle stagioni e, con esso, il ritmo della vita. Il suo arrivo porta con sé il gelo, ma anche la promessa del rinnovamento. L’inverno, spesso visto come una pausa sterile, si rivela invece una fase necessaria per la rigenerazione, che insegna ad accettare il tempo il suo equilibrio naturale. In "La Strega Marionetta" , infine, l’elemento chiave è la perdita dell’identità: i personaggi sotto il suo incantesimo vengono privati della loro individualità, trasformati in pupazzi senza volontà. Qui la fiaba assume una valenza educativa più marcata, nel mostrare quanto sia pericolosa la manipolazione e quanto sia importante, al contrario, lottare con tutte le proprie forze per rimanere fedeli a sé stessi.
Nell’epoca della velocità, delle immagini sovrapposte, del linguaggio contratto e dell’intrattenimento immediato, le fiabe sembrano appartenere a un tempo remoto. Eppure, proprio oggi, esse si rivelano più necessarie che mai. Le fiabe insegnano ai bambini a immaginare , a vedere oltre la superficie , a esercitare la mente in un continuo gioco di possibilità . Laddove la realtà impone confini, la fantasia li dissolve, allenando i più piccoli a pensare in modo creativo e flessibile, a esplorare mondi nuovi e, nel farlo, a riconoscere meglio sé stessi.
Potremmo definirlo un apprendistato emotivo : le fiabe offrono ai bambini un modo per affrontare il timore dell’ignoto, per dare forma e significato alle proprie paure e per sperimentare, attraverso i personaggi, il coraggio, la perdita, l’empatia. In questo contesto, ogni bambino che si immerge in una fiaba non è solo un lettore, ma un viaggiatore , perché impara a immedesimarsi, a riconoscere il bene e il male senza semplificazioni, a trovare soluzioni nei percorsi tortuosi della narrazione.
"Io ti rifiaberò" , si fa interprete una missione ben precisa: restituire ai bambini il piacere di leggere storie che li facciano crescere, che risveglino la loro capacità di meravigliarsi e di interrogarsi. In un mondo che riduce tutto a efficienza e rapidità, la fiaba resta un piccolo atto di libertà, perché invita alla lentezza, alla contemplazione, al pensiero critico.
Le fiabe, in fin dei conti, sono mappe dell’immaginazione, percorsi tracciati nella psiche collettiva, narrazioni che si ripetono e si trasformano per rimanere vive. Vincenzo Pavone raccoglie questa eredità e la restituisce ai lettori con un linguaggio moderno, ma mai impoverito, con storie che incantano e al tempo stesso educano.
Leggere una fiaba, in fondo, non significa evadere dalla realtà, ma reimparare a guardarla . E forse è proprio questo il suo incantesimo più grande.
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