Ansa Press Release
Mercoledì 31 Gennaio 2024
“Nudo”, poesie di limpida oscurità e riflessioni intense
Jacopo Bellan , avvicinatosi alla scrittura di poesie fin dalle scuole superiori, da autodidatta, coltivando i suoi personali interessi per la necessità di dare forma ai suoi pensieri, dimostra la sua passione e propensione per la composizione poetica nella sua raccolta di poesie edita dal Gruppo Albatros Il Filo . Intitola “Nudo” la sua opera e ne rivela il motivo fin dal principio, con la prima poesia dal titolo omonimo dove dichiara il suo allegorico intento di spogliarsi di fronte ai suoi lettori, con la speranza che loro si svestano a loro volta per abbracciare la verità della propria anima a pelle nuda. Questo intento che guida la sua poetica permea ogni suo verso e ogni parola che sembra voler scavare sempre più a fondo nei recessi più tenebrosi dello spirito; l’autore dedica l’opera a coloro che ne abbiano bisogno e a chi si senta perso nella propria solitudine, spingendoli a liberarsi di tutti i propri fardelli per sentirsi liberi e vivi .
“La poesia di Jacopo Bellan è quella che si può scorgere all’ombra di un pensiero celato”, spiega Pamela Michelis nella sua prefazione all’opera: “quello che vela i nostri occhi e li rende spesso indecifrabili, ammantanti dal soffuso pulviscolo dell’infinito”. Definisce la poetica dell’autore come un’oscurità che non è tenebra ma crepuscolo: il momento che precede il sorgere di nuova luce, “quell’attimo esatto prima che tutto si rischiari e ci appaia nella sua splendida limpidezza: la verità che cerchiamo senza sosta”. “Nudo” è una raccolta di brevi e intense poesie in grado di evocare immagini vivide e suscitare nel lettore un fascino coinvolgente: “una poesia di riflessioni intense, che tolgono il respiro, che lasciano interdetti per le sensazioni evocate, per il plasmarsi dell’inchiostro su carta, più simile ad un’incisione su pelle che ad una scrittura armoniosa da scrivano”.
La poetica di Jacopo Bellan è indomita, coraggiosa nell’evocazione di concetti a volte anche scomodi e delicati, sempre con piglio deciso, indubbiamente frutto della forte volontà che guida la penna appassionata dell’autore: ne sono dimostrazioni poesie come “Il suicidio di un uomo mancato” e la successiva “Il suicidio di un uomo che ha trovato la pace”, strettamente collegate e diametralmente opposte allo stesso tempo. Questi sono gli unici due componimenti, fatta eccezione per il primo che dà il nome all’opera, ad avere un titolo: le successive, come se facessero tutte parte di un unico flusso di coscienza, non sono intitolate ma semplicemente divise l’una dall’altra nelle pagine della raccolta e nessuna supera la lunghezza di una singola pagina. In questa brevità risiede la forza delle poesie di “Nudo”, intense e affilate come lame di un bisturi che con precisione sanno dove incidere senza dolere troppo, ma spingono a riflettere.
“Ed io rimasi immobile,
quando tutto il mondo
intorno a me
iniziò a correre”.
È soltanto uno degli esempi della precisa ed efficiente poetica dell’autore, a cui si può aggiungerne un altro altrettanto valido, scevro di tutto ciò che non sia necessario e, proprio per questo, efficace.
“Come acqua
te ne andasti,
lasciando in me
un’immensa sete.”
Lo stile di scrittura di Jacopo Bellan mantiene la promessa fatta nel titolo della sua raccolta e nell’omonima poesia: si spoglia di tutto ciò che è superfluo , rinunciando agli orpelli e agli stilemi della poesia romantica ed edulcorata da un ottimismo ingenuo o fasullo, per immergersi pienamente in una sincerità che non rinnega gli aspetti più torbidi del pensiero ma, abbracciandoli e offrendoli ai suoi lettori, integrati ed elaborati dalla sua onnivora poetica, ne trae vantaggio, chiarezza e significato che dona una sorta di spietato conforto. Il fatto che non presenti una visione forzatamente ottimistica della realtà che indaga non significa però che i versi di Jacopo Bellan siano viziati dal pessimismo, tutto altro, già dalla premessa l’autore dichiara di spogliarsi di fronte al suo lettore, e questo indubbiamente cela un significato piuttosto semplice da intuire: spogliarsi significa liberarsi, entrare in contatto con se stessi , con i propri bisogni e i più intimi aspetti, anche i più scomodi, senza coprirsi di vergogna né di scuse, senza nascondersi dietro a preconcetti e giustificazioni che siano ottimistiche o fataliste; spinge anche i suoi lettori a spogliarsi di qualsiasi velo che copra ai loro stessi occhi la verità che possono trovare soltanto guardando dentro di sé . Non dunque la presunzione di detenere un inconfutabile significato della realtà si cela dietro le parole dell’autore, ma la preziosa consapevolezza che ognuno possa trovare la propria consapevolezza spogliandosi, appunto, dei propri vizi, dolori, bugie e anche presunte verità.
Le poesie di Jacopo Bellan dimostrano una disarmante sincerità, profondamente coinvolgente, che stimola la curiosità e cattura magneticamente l’attenzione del lettore: “È una poesia che può essere interpretata, ma mai fraintesa, colta nel suo non fermarsi all’apparenza della parola, piuttosto nel cercare il quid in più per acquietare i moti dell’animo. È il decidere volontario di perdersi travolti da quel destino che si forma man mano al suo divenire, per nulla scontato nel mistero che lo vede divinità generante e meta del tutto. È veramente nudità, quella che palesa l’essenza attraverso una svestizione quasi rituale, in cui la parola diventa appunto sacra sacerdotessa di un’esperienza trascendentale alla scoperta di sé”, citando nuovamente la prefazione dell’opera. Il “volontario perdersi” è in effetti la perfetta definizione dell’esperienza offerta dalla lettura di “Nudo”, che spinge il lettore a immergersi in un costante scorrere di idee, parole, concetti e forme che si plasmano sotto i suoi occhi, evocati in continuo divenire dalla penna di Jacopo Bellan, che plasma la caoticità del pensiero e lo traduce in parole pungenti, frasi asciutte, semplici nella loro profondità .
“Qui io sto creando.
Ma cosa?
L’essenza di ciò che sono
o solo l’immagine riflessa,
in un’acqua troppo limpida,
di ciò che vorrei essere?
E c’è sempre qualcosa,
qualcosa che mi inebria.
Che chiarisce in modo cupo
la vera essenza
di ciò che sono.”
La forza creatrice e inquisitoria della scrittura di Jacopo Bellan si manifesta nelle sue poesie indagando soprattutto se stesso, prima della realtà circostante, offrendo quindi una finestra che affaccia sulla mente dell’autore, sui suoi più profondi aspetti, riflessioni che spesso rimangono celate nella mente di chi le cova ma che l’autore offre ai suoi lettori insieme alla preziosa esortazione di compiere un analogo percorso di consapevolezza, spogliandosi e abbracciando la verità senza compromessi, dimostrando la purezza dei suoi intenti con l’acutezza dei suoi versi, sempre carichi di una forza evocativa ribollente e vivida, senza fronzoli, capace di penetrare profondamente sotto la pelle.
“Come fosse un’arma
impugno questa penna.
Come fossi l’unico
scavo nei miei pensieri.
Come fosse un’arma
scavo dentro me.
Come fossi l’unico,
ripenso all’amore.”
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