“Parole dalla guerra d’Etiopia”: una testimonianza diretta tra memoria storica e vissuto personale


"Parole dalla guerra d’Etiopia" di Fabrizio Chiaramonte è un’opera che si colloca a metà strada tra il documento storico e la testimonianza personale , restituendo un vivido spaccato della campagna d’Etiopia del 1935-1936 attraverso gli scritti di un ufficiale di artiglieria della divisione “Sila”. Pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo , questo libro, basato sulle lettere inviate dal tenente Corrado Pinto alla sua famiglia e alla fidanzata, si configura come una raccolta di memorie che vanno oltre il semplice resoconto militare, offrendo una prospettiva umana ed emotiva su un evento storico complesso.
Fin dalle prime pagine, il lettore viene immerso in un contesto storico dettagliato, in cui il fervore patriottico e le ambizioni coloniali dell’Italia emergono con forza. L’autore ricostruisce con precisione il clima politico e militare dell’epoca, partendo dall’analisi delle motivazioni che spinsero l’Italia a intraprendere la guerra contro l’Etiopia. Attraverso il racconto di Corrado Pinto, si percepisce il sentimento dominante tra i militari italiani di quel periodo: il desiderio di servire la patria , l’orgoglio per la missione coloniale e, al tempo stesso, la dura realtà della vita al fronte.
L’introduzione del libro aiuta a contestualizzare la figura del protagonista e il valore delle sue lettere, che non sono semplici resoconti di guerra, ma testimonianze intime e personali , intrecciate con la sua relazione amorosa e con il legame con la sua famiglia. Questa componente epistolare dona alla narrazione una dimensione profondamente umana, facendo emergere non solo il soldato, ma anche l’uomo dietro la divisa, con le sue paure , le sue speranze e le sue riflessioni .
“Parole dalla guerra d’Etiopia” offre uno sguardo diretto e senza filtri sulla mentalità dell’epoca: le lettere di Corrado Pinto riflettono la visione del mondo di un giovane ufficiale italiano negli anni Trenta, permeata di retorica patriottica, spirito di sacrificio e fiducia nella missione coloniale. Nonostante l’adesione di Pinto all’ideologia del tempo, le sue lettere rivelano anche momenti di disillusione e di fatica: emergono la durezza della campagna militare , le difficoltà logistiche, le privazioni quotidiane e il peso della lontananza dagli affetti. Il tono delle sue missive varia a seconda delle circostanze: a tratti è entusiasta e fiducioso, in altri momenti traspare la stanchezza per una guerra che, seppur glorificata dalla propaganda, si dimostra logorante e complessa.
L’analisi delle condizioni di vita al fronte è infatti uno degli elementi di rilievo dell’opera di Fabrizio Chiaramonte. Le lettere di Corrado Pinto descrivono non solo i combattimenti, ma anche la quotidianità della guerra: le marce interminabili, la costruzione delle infrastrutture necessarie all’avanzata delle truppe, la difficoltà di approvvigionamento in un territorio ostile e spesso impervio. Particolarmente interessanti sono le descrizioni delle interazioni con la popolazione locale, che riflettono la mentalità coloniale del tempo e le contraddizioni di una guerra che voleva presentarsi come un’impresa civilizzatrice, ma che nella realtà fu segnata da violenze e soprusi.
"Viveri e acqua non mancano. Per l’acqua dice l’ordine di 'sfruttare le risorse locali' che constano in una pozza abbondante ma un po’ troppo… abitata. Filtriamo, bolliamo, sterilizziamo e beviamo: è ottima. Noi possediamo ancora 2 bottiglie d’acqua minerale; quindi, siamo signori!”, racconta Corrado Pinto in una sua lettera con tono allegro, rivolto alla fidanzata.
“Ieri abbiamo mangiato una merendina portata da Dogheà, abbondante e buonissima, forse migliore di 'quelle di Ostia'! Oggi ci arrangeremo con scatoline. Domani Dio provvederà, perché sembra che la Sussistenza si avvicinerà oggi pomeriggio e si potrà rifornirsi.”
Uno degli aspetti più controversi del libro riguarda il modo in cui viene trattato il tema dell’uso dei gas e delle altre pratiche militari adottate dall’esercito italiano. Pinto menziona questi eventi con una freddezza che oggi può risultare disturbante, ma che è indicativa del modo in cui i soldati dell’epoca percepivano la guerra. Non c’è condanna né giustificazione esplicita, ma una narrazione che riflette la visione predominante del tempo. Questo aspetto rende l’opera un documento prezioso per chi vuole comprendere il punto di vista dei protagonisti diretti della campagna, senza le sovrastrutture del giudizio storico posteriore.
“Parole dalla guerra d’Etiopia” riesce a restituire un’immagine complessa e sfaccettata del conflitto: non un semplice resoconto di battaglie, ma un documento che mostra la realtà vissuta dai soldati . La propaganda fascista è presente nelle parole di Pinto, ma accanto ad essa emergono anche la fatica , il dubbio e il bisogno di aggrapparsi agli affetti lontani per trovare un senso all’esperienza bellica.
Il libro offre anche una riflessione implicita sul ruolo della memoria storica. La pubblicazione di queste lettere oggi, a quasi un secolo di distanza dagli eventi narrati, apre interrogativi importanti su come dobbiamo confrontarci con il passato. La campagna d’Etiopia fu un momento chiave nella storia del colonialismo italiano, spesso rimosso o minimizzato, e la lettura di queste testimonianze aiuta a comprendere meglio le dinamiche di quell’epoca. Il punto di vista di Pinto è quello di un uomo immerso nel suo tempo, con valori e convinzioni che oggi possono apparire discutibili, ma che proprio per questo risultano preziosi per capire come la guerra e il colonialismo fossero percepiti da chi li viveva in prima persona.
A livello editoriale, il volume è curato con attenzione e arricchito da un apparato di note e commenti che aiutano il lettore a orientarsi tra riferimenti storici, eventi e personaggi. La presenza di fotografie, mappe e documenti originali rende il testo ancora più immersivo, trasformandolo in una sorta di diario visivo della campagna d’Etiopia: arricchito da fotografie d’epoca, provenienti dagli archivi di vari ufficiali e soldati, che permettono di visualizzare meglio l’ambiente in cui si svolsero gli eventi narrati.
“Parole dalla guerra d’Etiopia” è un’opera di grande valore storico e documentaristico, che permette di entrare nella mente di un ufficiale italiano testimone del conflitto. La raccolta delle lettere di Corrado Pinto offre una prospettiva autentica e diretta , permettendo al lettore di comprendere non solo le dinamiche della guerra, ma anche l’impatto psicologico e umano che essa ebbe sui suoi protagonisti.
L’opera si distingue per il suo equilibrio tra narrazione personale e contesto storico, riuscendo a restituire un quadro vivido della campagna d’Etiopia senza cadere nella retorica o nel revisionismo, offrendo numerosi spunti di riflessione sul modo in cui il colonialismo italiano è stato vissuto dai suoi contemporanei e su come sia stato successivamente rielaborato dalla storiografia.
Con una prosa rigorosa e un impianto documentario ben strutturato, “Parole dalla guerra d’Etiopia” è un libro che appassionerà gli studiosi di storia, gli appassionati di memorie di guerra e chiunque voglia approfondire un capitolo fondamentale, ma spesso trascurato, del colonialismo italiano.

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