“Violenza contro le donne, in Veneto strutture a rischio chiusura per mancanza di requisiti minimi"

(Arv) Venezia 25 lug. 2023  -       Il Gruppo consiliare del Partito Democratico ha tenuto oggi, a palazzo Ferro Fini, una conferenza stampa dal titolo: “Centri antiviolenza e Case rifugio: cosa (non) ha fatto la Regione e cosa bisogna fare”, con i contributi della Capogruppo Dem,  Vanessa Camani , di  Chiara Luisetto , componente della commissione consiliare Sanità e Sociale e vicepresidente della commissione Bilancio, di  Francesca Zottis , vicepresidente del Consiglio regionale, e di  Anna Maria Bigon , vicepresidente della Quinta commissione.

Alla conferenza stampa erano altresì presenti i consiglieri regionali del Pd  Andrea Zanoni  e  Jonatan Montanariello , da sempre molto sensibili verso la necessità di contrastare la violenza nei confronti delle donne.

Le consigliere Camani e Luisetto hanno innanzitutto denunciato come "la violenza contro le donne rappresenta una delle piaghe più insopportabili della nostra società. Un fenomeno che, a differenza di altri delitti, è in continua crescita. Eppure, in Veneto, invece di alzare la guardia, si rischia una retromarcia che potrebbe portare alla chiusura di molti Centri antiviolenza e di Case rifugio, strutture essenziali per la tutela delle donne vittime di violenza".

In particolare, la Capogruppo del Pd,  Vanessa Camani , ha richiamato l'attenzione “sull'Intesa raggiunta in seno alla Conferenza unificata del settembre 2022, che modifica i requisiti minimi che tali Centri devono possedere per essere inclusi tra gli enti riconosciuti e meritevoli di sostegno economico. Ebbene, i contenuti dell'Intesa non sono stati oggetto di confronto. Cosa grave perché ogni decisione rilevante di impianto sulle politiche pubbliche per contrastare la violenza sulle donne dovrebbe essere condivisa immediatamente con i soggetti gestori nel territorio. Siamo seriamente preoccupate per l’incapacità dimostrata dall'Assessore regionale alla Sanità e al Sociale, Manuela Lanzarin, di offrire soluzioni concrete. Dieci mesi sono infatti già trascorsi e manca meno di un anno, marzo 2024, per l'entrata in vigore dell'Intesa".

La consigliera  Chiara Luisetto  ha ricordato che "in Veneto esistono, a oggi, 26 Centri antiviolenza, 38 Sportelli e 28 Case rifugio. Queste realtà operano ed offrono consulenza e supporto a migliaia di donne venete ogni anno, grazie al contributo prezioso di tanti volontari e in virtù delle risorse stanziate per finanziare le loro attività: 2,3 milioni dallo Stato e 1 milione dalla Regione. Questo impianto viene ora messo in discussione dall'Intesa. Sono diversi i criteri che, se non dovessero essere tutti rispettati, metterebbero seriamente a rischio chiusura molti gestori. Tra questi, il requisito più critico è rappresentato dall'obbligo di dotarsi di un numero telefonico dedicato per garantire la reperibilità ‘h 24’ e 7 giorni su 7. Si tratta di una previsione che metterebbe di fatto fuori gioco la stragrande maggioranza delle strutture territoriali a cui si chiede sempre di più senza però garantire le necessarie risorse".

“Dobbiamo tenere alta l’attenzione per salvaguardare la rete territoriale e la libertà delle donne – ha aggiunto Luisetto – Perché, a fronte dell’aumento del numero delle donne seguite, 3450 dai Centri antiviolenza nel 2021, rispetto alle 3110 nel 2020, e 187 donne seguite con 185 figli, per un totale di 372 persone accolte nelle Case rifugio nel 2021, rispetto ai 289 soggetti ospitati nel 2020, il sostegno della Regione Veneto è sempre di 1 milione”.

"La situazione rischia di avere gravi conseguenze – ha avvertito Vanessa Camani - Se la Giunta regionale ne ha consapevolezza, deve rapidamente dire cosa intende fare. Tra pochi mesi, l’Intesa sarà operativa: non è pensabile lasciare gli operatori del territorio nell'incertezza. Per questo, annuncio già che presenteremo una nostra manovra emendativa per aumentare le risorse regionali a sostegno dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio. Crediamo che i presidi e i servizi territoriali a favore delle donne debbano diventare una priorità delle politiche pubbliche regionali. E crediamo che la Regione del Veneto debba tornare a fare programmazione, e non solo sul fronte del contrasto alla violenza contro le donne”.

Anna Maria Bigon , vicepresidente della Quinta commissione consiliare, ha rammentato che “da anni, stiamo portando avanti una battaglia per dare concretezza all’impegno della Regione nel contrastare la violenza sulle donne: se la Regione crede veramente in qualcosa, deve anche investire in modo adeguato e fino ad ora, almeno su questo fronte, non lo ha fatto. Nel 2021, abbiamo presentato il Progetto di legge, di cui sono prima firmataria, “‘Codice Rosa’: percorso di soccorso e assistenza nelle Unità operative dei Pronto soccorso per le donne che subiscono violenza”, perché crediamo fortemente che le donne vittime di violenza abbiano bisogno di un accompagnamento e di un supporto psicologico: in questo senso, il nostro impegno affinché la Regione aumenti le risorse e i servizi a beneficio delle donne e dell’intera società”.

Francesca Zottis , vicepresidente del Consiglio regionale, si è detta “allarmata dagli effetti che l’Intesa potrebbe portare e preoccupata in quanto, dopo dieci mesi dal raggiungimento dell’Intesa, non ci è ancora chiaro il percorso funzionale a garantire la continuità dei servizi a supporto delle donne vittime di violenza. Va seriamente fatta una profonda riflessione su competenze e professionalità necessarie ad accompagnare le donne, un aspetto, questo, che la Regione del Veneto sembra non avvertire come prioritario. Servono più risorse per garantire una maggiore professionalizzazione funzionale a una migliore qualità dei servizi offerti. È altresì importante garantire una adeguata prevenzione del fenomeno con il coinvolgimento delle donne stesse”.

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