Società e Costume
Giovedì 22 Luglio 2010
C'è una nuova marea nera
ma stavolta è tutta cinese
Spiagge interamente ricoperte di petrolio, gravi rischi per l'ambiente, una soluzione che stenta ad arrivare. La Cina si specchia nei problemi degli Stati Uniti, perché la marea nera c'è anche a Dalian, nel Mar Giallo. E continua a estendersi
Sono ormai 430 i chilometri quadrati di mare inquinato, a cinque giorni dall'esplosione di due oleodotti della compagnia petrolifera statale nella città portuale del Nord-Est del Paese. Secondo i media nazionali, la fuoriuscita di greggio è stata interrotta, ma non si conosce la quantità di petrolio finita in acqua.
Per Greenpeace Cina, è ancora difficile stimare la vera entità della perdita e i danni che ha provocato. Huang Yong, vicedirettore dell'Ufficio per la sicurezza marittima a Dalian, ha già lanciato l'allarme: «La perdita di greggio è una grave minaccia per gli animali marini e la qualità dell'acqua».
Nessuno è morto nell'incidente, ma una persona è deceduta durante le operazioni di pulizia: un vigile del fuoco di 25 anni, Zhang Liang, annegato martedì. Le spiagge della zona di Dalian, una volta considerata la città cinese più vivibile, sono state chiuse per essere pulite, ma gli operatori sono sprovvisti dell'attrezzatura adeguata, secondo le testimonianze raccolte dal «Beijing Youth Daily», il quotidiano dei giovani comunisti.
Secondo la Cctv, l'emittente nazionale cinese, in acqua sarebbero finite 1.500 tonnellate di greggio.
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