Società e Costume
Venerdì 29 Luglio 2011
I familiari di Amy Winehouse:
«Morta per avere smesso di bere»
Amy Winehouse potrebbe essere morta per avere smesso di bere: ne sono convinti i genitori della cantante di «Rehab», la quale nelle ultime tre settimane prima di morire non aveva più toccato un goccio di alcol. Amy Winehouse ha fatto il suo ultimo duetto in studio con uno dei suoi più grandi idoli: Tony Bennett, che aveva chiamato l'artista 27enne per rifare assieme una versione del classico jazz «Body and Soul» negli storici studios di Abbey Road a Londra
Secondo fonti vicine alla famiglia, Amy avrebbe infatti ignorato il consiglio dei medici di abbandonare gli alcolici in modo graduale. Il padre Mitch ha rivelato durante la cerimonia funebre che la figlia le aveva detto che «non poteva farlo». Per lei era «tutto o niente» e ha «smesso del tutto».
I familiari pensano che la giovane artista sia deceduta sabato scorso in seguito a un attacco epilettico, perchè il suo fisico gracile non è stato in grado di sopportare l'astinenza che si era imposta.
La star di «Back to Black» tuttavia ci era ricaduta tre giorni prima, quando al festival iTunes alla Roundhouse a Camden, North London, si era bevuta un mix di gin e Red Bull.
Bisognerà tuttavia aspettare le prossime settimane per conoscere gli esiti degli esami tossicologici chiesti dalla polizia di Londra e con essi la vera causa della morte dell'artista inglese.
Amy Winehouse ha fatto il suo ultimo duetto in studio con uno dei suoi più grandi idoli: Tony Bennett, che aveva chiamato l'artista 27enne per rifare assieme una versione del classico jazz «Body and Soul» negli storici studios di Abbey Road a Londra. Lo ricorda Neil McCormick, un giornalista del «Telegraph», passato alle cronache, come lui stesso afferma, per avere fatto l'«ultima intervista» alla cantante di «Rehab».
«E' stata un'esperienza magica guardare questi due grandissimi talenti cantare assieme, le voci che si sovrapponevano, salendo e scendendo, con fraseggi e modulazioni jazz», ha raccontato il giornalista, che a marzo ha detto di avere visto una Amy «sulla strada della migliore ripresa». Indossava un abito cortissimo, era bella, appariva molto più sana di quanto non l'aveva vista in precedenza, abbronzata, i grandi capelli scolpiti attorno al volto dai lineamenti forti, ha scritto McCormick.
L'85enne storico crooner l'aveva chiamata per registrare il pezzo e lei ne non poteva rifiutare. Si è scusata con lui per essere «nervosa», spiegando che da un po' non registrava: «E' bello essere in studio con Tony - aveva detto al giornalista del «Telegraph» - è l'unica ragione per cui sono qui». Amy, cresciuta dal padre ascoltando Tony Bennett e Frank Sinatra, ha registrato diverse take, non sembrava mai soddisfatta, ma non voleva neanche far perdere tempo al suo mito: «Sono la peggiore critica di me stessa - aveva confidato allora la star inglese - e se non ottengo ciò che ho in mente, allora non sono contenta».
Era una Amy che parlava di musica, del suo amore per il jazz, di come modellasse la sua voce sul suono strumentale di Thelonious Monk e Charles Mingus, ispirandosi alle sue tre vocalist preferite: Sarah Vaughan, Dinah Washington e Minnie Ripperton. Un giorno - disse - avrebbe voluto registrare un album di puro jazz e magari studiare musica, imparare a suonare la chitarra o la tromba. Amy Winehouse forse non era pronta per fare un tour europeo, ma il suo spirito musicale era in ottima forma.
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