Quando i giovani della rete della YouthBank ucraina sono arrivati a Como, due anni fa, avevano paura del suono degli idrovolanti. L’abitudine alle minacce che vengono dal cielo, nelle loro città tramortite dalla guerra russa, aveva già modificato il loro modo di guardare il mondo.
Oggi, tre anni dopo l’invasione su tutta scala della Russia, la vita di questi giovani è cambiata completamente. Dentro e fuori di loro. «Il 23 febbraio del 2022, di sera, ricordo che mi stavo preparando per una competizione di matematica. Ero pronta a conquistare il primo posto - racconta Ivanka, giovane volontaria di Boryslav, nella regione di Leopoli - La mattina dopo ero quasi sulla porta, già con lo zaino pronto quando mia mamma mi ha fermata. “Dove pensi di andare?” mi ha detto, “la guerra è iniziata”. È stato scioccante».
Uno choc che ha portato con sé il trauma dei continui bombardamenti, soprattutto sulle città più orientali e in quelle vicine a Odessa, come Koblove, un piccolo villaggio dove è nato e vive un altro giovane volontario, Serafym: «Molte cose sono diventate routine - racconta - Come gli attacchi con i droni, i missili che volano sopra le nostre teste, le persone che muoiono. La vita è cambiata completamente. E più per il peggio, direi... però da quando è iniziata la guerra ho cominciato a instaurare più relazioni con la comunità intorno a me. Ne vado fiero, anche se sono diventato grande in questi tre anni di guerra e quindi mi sento cambiato da questa situazione. Le mie mani tremano, mentre lo racconto». Serafym non è l’unico che la guerra ha spinto a rifugiarsi nel volontariato e nel supporto verso la propria comunità, piccola o grande che sia.
«Avevo solo 14 anni quando è iniziata - sottolinea Diana, che vive a Svitlovodsk, nel centro del Paese - Da tre anni a questa parte tutto è cambiato e per me è stato importante vedere gli ucraini sostenersi a vicenda. Lì ho deciso che sarei diventata più attiva anche io: ora non riesco a immaginare cosa sarebbe la mia vita senza il volontariato». Così è iniziato per lei, come per tanti altri ragazzi ucraini, un percorso di volontariato che attraverso le fondazioni di comunità - una replica, in buona sostanza, di quello che rappresenta sul nostro territorio la Fondazione Comasca - tenute insieme dalla rete YouthBank, che finanzia i loro progetti.
«Molte persone che conoscevo sono fuggite, non ho avuto nemmeno il tempo di salutare amici o parenti - continua Ivanka - La scuola è passata alla modalità online e tutto si è intriso di depressione. Anche io allora ho iniziato a occuparmi di volontariato e iniziative di politiche giovanili nella mia città. L’ho fatto perché voglio che questo Paese finisca in buone mani. Voglio sapere che ci sono persone che lo amano e che vogliono farlo sviluppare in futuro».
C’è un prima e un dopo il momento in cui i missili si abbattono sulla tua scuola o i droni fanno esplodere il giardino del tuo vicino. Non importa che tu abbia 14 o 18 anni: nulla sarà più come prima. Una consapevolezza che ha fatto crescere in fretta questi adolescenti ucraini ma che non li ha mai portati alla resa o alla disperazione. «La situazione è molto incerta, oggi, in Ucraina - conclude Ivanka -, ma non posso pensare che tutte queste vittime e tutte queste città distrutte lo siano state invano».
Il futuro appartiene a loro. «Noi giovani resistiamo. Dovremo ricostruire questo Paese, in parte lo stiamo già facendo. Tutto ciò, prima o poi, finirà», è la speranza di Serafym. «I nostri percorsi educativi sono stati distrutti. Gli eventi che avevamo programmato cancellati. Ci sono sfide quotidiane continue, ma sappiamo che le città vicine al fronte sono ancora più in difficoltà e siamo vicini a loro - conclude Serhii, un giovane volontario di Hlenyady, nella regione di Leopoli - La guerra sono i continui messaggi ai tuoi cari, per sapere se stanno bene, o agli altri volontari che senza stancarsi e con devozione continuano a supportare chi soffre e i nostri soldati. La guerra sono gli allarmi incessanti, le notti insonni, la separazione di figli e genitori, di mogli e mariti. Eppure, nonostante tutto questo, noi resistiamo e con fermezza aspettiamo la vittoria dell’Ucraina. Arriverà».