Comasco morto in Moldavia: per le autorità moldave «omicidio di negligenza», ma i segni al collo e sulle braccia sono sospetti per la famiglia

Il caso Le autorità moldave lo definiscono «un omicidio per negligenza». Ma secondo i suoi familiari il comasco è stato ucciso volontariamente

Segni al collo, ma anche sulle braccia e pure da trascinamento. Sono diversi gli elementi che risulterebbero nelle carte dell’indagine sulla morte di Franco Bernardo, 62 anni, di Como, e che farebbero pensare a una ricostruzione diversa rispetto a quella che sta portando avanti la procura competente su Soroca, in Moldavia. Il processo, lo ricordiamo, ha già visto completarsi una prima udienza e un’altra è in calendario a dicembre. La versione di quello che viene definito «omicidio per negligenza» non convince però la famiglia, che comunque si costituirà in aula affiancata da un legale moldavo.

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Secondo questa ricostruzione, il comasco avrebbe accusato un malore in seguito a un eccesso di alcol bevuto proprio quella sera, tra il 31 maggio e il primo giugno, perdendo i sensi e cadendo a terra nel giardino della casa della compagna che aveva conosciuto in un hotel di Como e con cui era andato a convivere. La signora, 56 anni, unica indagata in questa vicenda in Moldavia, sarebbe a questo punto intervenuta nel tentativo di salvare la vita al compagno, scuotendolo e agitandolo per cercare di farlo riprendere. Proprio quella azione agitata, convulsa, secondo la procura competente su Soroca potrebbe aver provocato quelle lesioni che poi sono state riscontrate dalle autopsie – due quelle effettuate, una in Moldavia e una in Italia – e che non evitarono a Franco Bernardo la morte per asfissia.

La famiglia, tuttavia, non crede a questa versione. E, come ha tenuto a precisare l’avvocato Antonio Lamarucciola che si occupa del caso in Italia (un fascicolo è aperto anche in Procura a Roma), lo fa «in base al responso dell’autopsia effettuata in Italia che parla espressamente di morte per strangolamento».

È questo, senza dubbio, uno degli elementi principali per pensare ad una storia diversa da quella riscontrata in Moldavia. L’autopsia sul corpo del sessantaduenne cresciuto tra Lipomo e Tavernola, effettuata dall’anatomopatologo del Sant’Anna Giovanni Scola quando il corpo era stato rimpatriato, aveva subito messo in evidenza dei segni da strangolamento, come figli di una pressione forte all’altezza del collo. Le carte parlarono tecnicamente di «asfissia meccanica». Difficile pensare che per far riprendere una persona da un malore si possano stringere le mani al collo. Al massimo le lesioni potrebbero essere da altre parti, nel tentativo di liberare una ostruzione, ma non al collo.

Ma l’esame avrebbe evidenziato anche dei segni da trascinamento e soprattutto segni sulle braccia come quelli che vengono lasciati ad una persona trattenuta con forza. Anche questi ultimi, insomma, non sarebbero facilmente spiegabili con il tentativo di far riprendere l’uomo svenuto dopo il malore.

C’è poi un ultimo dato: il comasco aveva bevuto, e sarebbe stato effettivamente provato, ma il quantitativo era di poco superiore a uno, alto dunque ma non altissimo in considerazione del fatto che per quello che viene definito coma etilico i livelli devono essere ben maggiori.

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